venerdì 28 dicembre 2012

Affettività nella disabilità


Parlare di affettività nella disabilità è un argomento delicato  entra in una sfera fatta di 
un materiale fragilissimo "le emozioni".


 Nel pensiero collettivo la sessualità è vista come prerogativa della persona esteticamente bella, sana e con un proprio ruolo nella società, ed è invece tendenzialmente negata per coloro i quali la vita non ha dato questi canoni di riferimento  ne sono esempio gli anziani non più nel pieno delle loro capacità ma anche tutti i portatori di handicap, come se un problema fisico potesse pregiudicare e limitare tutta la bellezza interiore e la ricchezza del cuore di un essere umano. Credo che uno dei motivi socio-culturali alla base di questo pensiero risieda nella tendenza ad associare la sessualità alla bellezza estetica, questo tipo di ragionamento già di per sè in qualche modo emargina anche persone perfettamente sane perchè non corrispondenti ai canoni estetici che la società impone.
 Nel caso dei disabili questa situazione è ancora più complessa dato che si sentono  nell'impossibilità reale di poter essere attraenti. Il corpo che tradizionalmente è percepito come luogo di piacere viene vissuto come luogo del "limite" da non mostrare a nessuno, soprattutto in una situazione di grande apertura fisica ed emozionale quale la sessualità. Molto spesso quindi ogni impulso viene negato.
 Una delle prime strade da seguire per risolvere questo problema è l'ausilio di un medico molto preparato che lavori sul singolo individuo portatore di disabilità, aiutandolo a raggiungere la migliore autonomia possibile collaborando con uno psicologo/a che aiuti il disabile a riconoscere i propri bisogni e ad affrontarli imparando ad amare le proprie risorse senza che i "limiti" rappresentino una barriera insormontabile.
E' inoltre importante che ci sia una giusta informazione sociale, in generale alle persone disabili non viene garantita una giusta informazione e educazione alla sessualità. Nelle famiglie c’è una grande difficoltà ad affrontare il discorso della sessualità perché i disabili sono visti come eterni bambini asessuati, mentre queste persone hanno una propria individualità e autonomia.
Il contesto culturale ha un impatto molto forte e determinante nella percezione della sessualità. La nostra identità e la nostra sessualità sono influenzate dall'ambiente in cui viviamo e dalle risposte che riceviamo in merito. E’ molto importante che non sia negata la possibilità di confronto, che non siano ostacolate le occasioni per relazionarsi con l’altro sesso.
 La sessualità è un comportamento appreso e come tale va insegnato.
 Negli ultimi anni i ragazzi disabili vengono inseriti nelle classi con i compagni normodotati, prima si parlava di “classi speciali” e questo ha determinato un ulteriore perdita delle informazioni e delle occasioni di confronto. Per questo sarebbe importante che gli operatori facessero dei corsi specifici in materia di sessualità, purtroppo non è prevista una situazione che contempli un’educazione sessuale nella disabilità a livello istituzionale. Ci dovrebbe essere una educazione alla sessualità che coinvolge tutta la rete che si relaziona con i disabili, a partire dalla scuola e dalla famiglia.
Credo sia importante passare dall'informazione alla formazione. Qualche risultato è stato ragginto proprio perchè " parlare" di sessualità oggi non è più così difficile, la mia speranza è che quest'apertura abbracci tutti gli ambiti per il raggiungimento dell'accettazione non solo della disabilità in sè ma anche di tutti i bisogni ad essa correlati.

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